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La bròndua è un insaccato di maiale tipico della tradizione contadina veneto-friulana, che, secondo molte testimonianze, data le sue origini a oltre un millennio fa, a quando cioè queste terre appartenevano alla Serenissima Repubblica di Venezia. E un salume per alcuni versi simile a quello prodotto in altri territori del veneziano, del trevigiano e della bassa friulana conosciuto con il nome di lingual!,a mentre nei territori lombardi ed emiliani porta il nome di bondiola. A Concordia viene prodotto con una forma, una composizione ed una preparazione diverse rispetto agli altri, che lo rendono unico, tipico del nostro paese. Diverso è anche il nome con cui viene chiamato qui da noi, perché il nostro vernacolo (dialetto locale) si distingue sia dai dialetti veneti dei paesi circostanti, sia dal friulano puro, è una parlata unica, vanto e orgoglio di noi concordiesi. La preparazione “dhea brondua”, richiede una serie di operazioni delicate e precise. Innanzitutto la pulitura della vescica del maiale che viene utilizzata c contenitore. Fino ad una cinquantina di anni fa era compito dei bambini, poi, renderla elastica e capiente, gonfiandola con una canna vuota gradualmente, a più riprese per non bucarla. Il nomino, quando stava per finire di insaccare i “museti”, infilava l’imboccatura della vescica nel tubo a forma “dhe piria” della macchina tritacarne per introdurvi i resti della pasta “dha muset”, vi aggiungeva la lingua del maiale con la giusta dose di spezie e poi finiva di riempirla con un la pasta di salame, “giusto par netà ‘a piria dae crodie”.

Ben legata in otto spicchi col spago ”fuarthin”, (perché nella cristianità il numero otto stà ad indicare il giorno della rinascita, della resurrezione) la “brondua” veniva appesa ad asciugare “taa stangia”. E si mangiava rigorosamente il giorno dell’Ascensione secondo la prescrizione proverbiale: «Chi no magna ‘a brondua al dì dea Sensa, ‘nantro an el resta sensa», non avrà il maiale per l’anno dopo.

Per informazioni: proloco.concordia@libero.it

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