E fu un nuovo giorno… dopo il settimo!
Io c’ero, noi c’eravamo e lo possiamo urlare ai quattro venti, perché la memoria e la storia restino a perenne ricordo, soprattutto per le nuove generazioni, così provate, nel corso del 2016, dai drammatici eventi sismici.
Ricordiamo con passione e silenzio l’immenso lavoro portato avanti dall’Associazione “Pro Loco” di Castelraimondo nel corso del 1993, dall’allora Presidente Giovanni Branchesi, dal comitato esecutivo, dai molti volontari delle associazioni cittadine e dalle locali scuole.
Il tutto trovò realizzazione la sera e la notte del 12 Giugno di quell’anno.
Forse nessuno e nemmeno l’ideatore e riscopritore di questa antica tradizione castelraimondese, Erasmo Rovelli, si resero al momento conto di quello che stessero facendo lungo Corso Italia.
Un’aggregazione spontanea, un fare discreto, una passione che ardeva nei loro cuori senza spiegazione: accogliere all’indomani il passaggio di Gesù Sacramentato, il Corpo e Sangue di Cristo, racchiuso in quell’ostia consacrata.
I fedeli e la cittadinanza risposero entusiasti all’evento e composti parteciparono alla solenne processione pomeridiana del “Corpus Domini”.
Non era un atto dovuto solamente al Signore, ma anche a loro stessi, che inconsciamente si rituffavano nei ricordi d’infanzia, quando le poche vie del paese, in maniera naturale e semplice, venivano abbellite da composizioni floreali, frutto della raccolta libera di ginestre, foglie, papaveri, rose e altro trovati nei vicini campi e nelle colline circostanti.
Chi un ostia, chi un calice, chi un ostensorio, chi una croce e chi con delicatezza spargeva, da un cesto di vimini, petali alla rinfusa per dire a Gesù che la vita, fatta a volte di stenti e di sofferenze, può essere anche motivo di immensa gioia e di ritrovata speranza.
Il profumo dei fiori, diventava e diventa profumo di santità, di pace e di concordia in un mondo, allora e oggi, sempre più complicato e incomprensibile per certi versi.
Fu così che centinaia di persone, in preghiera, partendo dalla Chiesa della Sacra Famiglia, diedero vita a questa bella e rinnovata usanza, in un percorso nuovo (rispetto ai secoli passati), ampio, accogliente e significativo, che attraversava l’intera cittadina.
L’esperienza vissuta fu entusiasmante, nonostante le difficoltà del lavoro e del tempo, ma pose le basi per continuare e accrescere la volontà di fare, come se questa festa dovesse diventare l’appuntamento annuale della rinascita dell’anima e dello spirito in Cristo.
Non neghiamo di aver vissuto momenti difficili, con tante condizioni avverse: la pioggia, il vento, il freddo o il caldo eccessivo, le ristrettezze economiche, ma nulla ha mai fermato il fervore, la fede e l’appartenenza, tramite questa iniziativa, a una comunità piccola e ridente, che non si è fermata mai davanti al primo ostacolo.
Ecco, che l’esperienza, maturata nel corso degli anni, si è rinnovata di volta in volta e ha fatto sì che, anche attraverso iniziative collaterali e scenografie, a corredo degli oltre venti quadri fioriti in Corso Italia, aventi le dimensioni di 5×9 metri, il “miracolo” dell’Infiorata arrivasse fino al tempo presente.
Ci piace citare sempre queste parole, perché crediamo racchiudano l’essenza di un tale fare: “La Fede si lega fortemente alla memoria storica e al folklore; la solennità della celebrazione trova riscontro in un insieme di mani e di cuori che cercano, al di là di ogni ostacolo, di raggiungere un vero momento di aggregazione, di solidarietà e di pace interiore”.
Certo, il lavoro è stato lungo e travagliato: dai primi incontri, alla scelta del tema, al disegno dei bozzetti, alla raccolta dei fiori, fino alla realizzazione dei tappeti floreali.
Queste sono state e sono le tappe fondamentali di un’estenuante corsa, alla quale prendono parte l’intera popolazione, le associazioni, i loro componenti e i tantissimi volontari.
È una sfida dal breve percorso e dal traguardo facile, per i gesti armonici che si mettono in atto. Essa non ha vinti, né vincitori, ma solo protagonisti di una generale mobilitazione, dalla quale scaturiscono soddisfazione, stanchezza e grande gioia: quella gioia che appare dai visi sin dalle prime ore del mattino del dì di festa.
Ogni quadro, ultimato a pennello, viene salutato la domenica mattina da uno scrosciante applauso di felicità e di liberazione, da parte di tutti i maestri infioratori che lo hanno realizzato.
E poi arriva il silenzio.
La solenne processione del “Corpus Domini” prende il via dal piazzale della moderna chiesa della Sacra Famiglia. La confraternita, i sacerdoti, l’arcivescovo, la banda musicale e i tanti fedeli non esitano, in maniera composta, a percorrere il tragitto dell’Infiorata.
Le migliaia di persone accorse, ai lati della strada, assistono in devoto raccoglimento, al lento passaggio del grande ostensorio contenente Gesù Sacramentato, fonte di vita eterna, di redenzione e di salvezza.
E se la piazza è il cuore della città, la nostra piccola piazza è ora pronta ad accogliere il “Salvator Mundi”, nella solenne benedizione eucaristica, tra due ali di piccoli “angeli” (i ragazzi della Prima Comunione) che, pur non capendo certi antichi gesti, si lasciano trascinare dalle note della banda musicale mentre intona il “Tantum Ergo”, appropriato inno per la festività del “Corpus Domini”.
Tra un po’ risulterà tutto finito. Il Santissimo Sacramento sarà riposto nel tabernacolo dell’altare, ma ognuno dei presenti porterà a casa una nuova gioia e l’immensa serenità scaturita da un giorno speciale, quel giorno che si vorrebbe restasse per sempre, il dì più bello della propria vita.
E allora, l’occasione dell’Infiorata di Castelraimondo sia, come sempre, un motivo per scoprire e ammirare le bellezze storiche, artistiche, paesaggistiche dell’Alto Maceratese, terra ferita della Regione Marche, affinché dai fiori e dai profumi della natura si possano trovare concreti stimoli di ripresa e di sviluppo.
Informazioni: proloco_castelraimondo@tin.it
Sito web: www.prolococastelraimondo.it