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Ci sarebbe molto da dire, questa sera, in questo luogo magico, incantevole, per anni rifugio di Emiliano che, sotto questi portici e nei prati abbracciati dalle nebbie, nel primi giorni della settimana, viveva la serenità del dopo partita e che qui ha trovato la forza di lottare (“mai mollare” ripeteva spesso) contro “quel drago” che, come ebbe a scrivere padre Turoldo, si era “insediato nel centro del ventre come un re sul suo trono” . 

Un luogo che ci riporta alla mente il film capolavoro di Ermanno Olmi, l’Albero degli zoccoli, quarant’anni fa, Palma d’oro al festival di Cannes, omaggio all’ epopea della civiltà contadina raccontata con le storie di donne, uomini e ragazzi che per secoli sono vissuti in case e in stalle come queste.
Una civiltà “eterna e immutabile”, governata dalla natura, dal volgere delle stagioni, dal lavoro duro e massacrante, dalla miseria.
“Io sono figlio di questa terra” diceva di sé Ermanno e lo stesso possiamo affermare per Emiliano che, poco lontano da qui, sulla riva del fiume è nato e cresciuto e all’oratorio del paese ha tirato i suoi primi calci al pallone.
Un vecchio detto, magari banale, ma veritiero recita: “Quando se ne va un maestro lascia un vuoto incolmabile”. Un giornalista ha scritto che Olmi è stato “un maestro del pensiero, cristiano e credente, umile e disponibile, maestro non solo di cinema, persona convinta delle proprie ragioni che non ha mai però tentato di imporle all’interlocutore”.
Alla stessa maniera Mondonico è stato maestro di solidarietà rivolgendo la sua attenzione alle persone meno fortunate di lui e poi maestro del più bel gioco del mondo, il calcio, che lui definiva “qualcosa di personale. Un’esperienza unica che va vissuta. Non un sentito dire.” Pochi hanno vissuto il calcio come lui, prima imprendibile ala con la maglia numero 7, la stessa di Gigi Meroni, poi abile allenatore ed esperto commentatore televisivo.

Se ne sono andati, quest’anno, a inseguire gli attori e i calciatori del cielo, a maggio Ermanno e a marzo Emiliano, ma sappiano che il loro passaggio, in questa bella d’erbe famiglia e d’animali, pur lasciando un vuoto incolmabile, rimarrà sempre nella nostra memoria e così sarà per i loro insegnamenti che hanno arricchito culturalmente il nostro Paese.
Una cultura, il calcio fatta di forti passioni, di accese rivalità ma anche di intense amicizie, di forti legami tra gli atleti e l’allenatore come ben sapeva Emiliano che, con saggezza e non senza ironia, riusciva a districare anche le situazioni più ingarbugliate.
Una cultura il cinema che non è solo sogno e fantasia ma narrazione del quotidiano, di ciò che siamo stati e abbiamo vissuto come è ben rappresentato nell’ ultimo drammatico Fioriranno i prati con il quale Ermanno dalle trincee coperte di neve e di morte ha lanciato il suo grido, l’ultimo, di pace e di speranza.

Ci sarebbe molto da dire ma quel “Grazie Ermanno” “Grazie Mondo” valgono più di mille parole.
Ermanno ed Emiliano, questa sera, sono accumunati nel ricordo ma sono certo che, in questo istante siano nei pensieri di ognuno di noi, li sentiamo vicini l’uno dietro una macchina da presa e l’altro nei campi fioriti qui intorno a rincorrere un pallone.

Il nostro grazie va a Carla, Francesca, Clara e Lorenzo che ci hanno ospitato e ai loro collaboratori che si sono impegnati nell’organizzare questa manifestazione.

Alla Pro Loco e al suo presidente Giuseppe Strepparola che nell’anno del suo trentesimo anniversario di fondazione ha fortemente voluto un evento per ricordare Emiliano, amico personale di molti rivoltani e cittadino tra i più illustri del nostro paese.

A Pianura da Scoprire che ha saputo cogliere in questa attività l’occasione per far conoscere una realtà nascosta nella media pianura lombarda.

All’Amministrazione Comunale e al sindaco Fabio Calvi per la loro collaborazione. A Tiziano Oggionni e al Caseificio del Cigno, a Sergio Aralla e a “La Clessidra”.

A sindaco di Pagazzano e a Giorgio Merigo presidente della BCC di Caravaggio Adda e Cremasco. (Erano presenti anche il direttore e le Suore Adoratrici)

che ci hanno onorato della propria presenza e a tutti voi qui intervenuti questa sera.

Un particolare grazie, per avere accettato il nostro invito, a Luciano Ravasio, cantautore bergamasco e a Teresa Brescianini protagonista femminile del film.

Questa sera, Maurizio Plebani e Alberto Di Monaco, faranno rivivere con immagini e racconti alcune usanze e tradizioni contadine; spunti tratti dal film L’Albero degli Zoccoli: un tuffo, giù fino alle radici  senza nostalgia del passato ma con allegria perché, noi tutti sappiamo che “il passato rivive ogni giorno perché non è mai passato”.

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