Il fascino di maschere ispirate all’impetuosa forza della natura e alla quotidiana lotta dell’uomo contro di essa; al contrasto fra la vita e la morte, tra il bene e il male. Costumi scintillanti, alcuni anche tratti da opere liriche, che fanno da contraltare a quelli derivanti da tradizioni frugali.
Un’atmosfera unica, composta da danze e riti che affondano le radici nell’identità dei territori rappresentati. Tradizioni ancestrali, colorate e gioiose, ma anche tenebrose ed eleganti, silenti e rumorose: uno show esclusivo, se non anche irripetibile.
È lo spettacolo offerto dai “Carnevali della Tradizione”, dieci gruppi, 200 figuranti, che ieri pomeriggio hanno sfilato in piazza San Marco a Venezia, affascinando grandi e piccini per oltre due ore venti in una delle esibizioni più attese e di “Take your Time for the Original Signs”. Sette complessivamente le regioni rappresentante: Puglia, Sicilia, Piemonte, Trentino Alto Adige, Basilicata, Molise, Calabria e Sardegna.
I GRUPPI. Protagoniste le maschere antropologiche di Tricarico (Mt, Basilicata); i Costumi più belli di Sicilia – Misterbianco (Ct, Sicilia) e “I Giardinieri di Salemi” (Tp, Sicilia); Il diavolo di Tufara (Cb, Molise); le maschere di Agnona, frazione di Borgosesia (Vc, Piemonte); Mamutzones di Samugheo (Or), Sas mascheras limpias (Nu) e le maschere di Fonni (Nu, Sardegna); l’ómene curte di Sammichele di Bari (Ba, Puglia).
LE ESIBIZIONI. Dalla Puglia sono arrivate le maschere tipiche “Domino” e l’ “Omene Curte”: il primo una maschera elegante e misteriosa che ha ispirato opere liriche, comiche e drammatiche, il secondo una maschera creata dalla povera gente che, non potendo spendere soldi nel fare abiti adatti allo scopo, la creò con gli abiti di campagna di uso giornaliero nelle famiglie. La regione Basilicata ha portato la sua storia con la tradizione delle maschere di Tricarico, “I Mash-kr”, personificazioni del toro e della mucca che trasformano il corpo in un elemento simbolico che parla attraverso i segni.
Tra gli altri costumi protagonisti della sfilata “l’Uerse”, maschera bestiale con grandi corna, che nella festa tradizionale attraversava il paese in catene, in una rappresentazione simbolica della potenza della natura che veniva domata e tenuta a bada e “a Coremme” che simboleggia la Quaresima e il suo ruolo è quello di chiudere la festività.
A portare in laguna il carnevale della Sicilia sono stati i “Giardinieri” di Salemi, una maschera che risale all’età tardo-ottocentesca dell’antica maschera dello “Scalittaro”, poi ancora le tradizioni di Misterbianco con i costumi più belli di Sicilia e che, allo stesso tempo, non è soltanto uno dei più longevi e celebri dell’Isola, ma rappresenta anche un patrimonio inestimabile riconosciuto a livello Nazionale essendo iscritto al REIS (Registro Eredità Immateriali della Sicilia).
Il carnevale di Fonni, in Sardegna, è arrivato a Venezia con le antiche maschere de “s’urthu” e “sos buttudos” le antiche maschere rappresentano la lotta quotidiana dell’uomo contro gli elementi della natura. Altre maschere sono le “Sas Mascheras Limpias” che rappresentano l’eleganza, la bellezza, il bene. Sempre dall’isola, da Samugheo i “Mamutzones” hanno rappresentato la passione e la morte di Dioniso, dio della vegetazione, le cui feste si celebravano in quasi tutte le antiche società agrarie.
Il “Bataru” e la “Maribela” maschere tipiche di Agnona, in Piemonte, hanno rivisitato invece una storia legata alla dominazione francese. “Il Diavolo di Tufara”, espressione simbolica del contrasto tra la vita e la morte, tra il bene e il male, ha portato sul palco di San Marco la tradizione popolare del Molise.
LE DICHIARAZIONI. “Siamo felici di poter tornare ad ospitare le delegazioni in arrivo da tanti comuni di diverse regioni italiane. Questa iniziativa è un’occasione importante per far conoscere i carnevali storici e antichi italiani nella loro valenza antropologica e nella loro diversa evoluzione. E’ un incontro di tradizioni che arricchisce e unisce identità diverse, frutto di tradizioni secolari”, ha detto l’assessore alla Promozione del territorio del Comune di Venezia, Paola Mar.
“Le sfilate dei gruppi selezionati ben rappresentano l’immenso patrimonio culturale immateriale di cui sono ricchi i nostri territori e che Unpli e Pro Loco, valorizzano quotidianamente. Grazie alla disponibilità della società Vela e del Comune di Venezia, dopo due anni di stop, siamo riusciti a offrire uno spettacolo unico, entusiasmante e molto apprezzato da una gremitissima piazza San Marco”, ha affermato Antonino La Spina presidente dell’Unpli.
“L’obiettivo di portare le maschere antropologiche d’Italia, in una sorta di gemellaggio ideologico fra borghi e piccole realtà d’Italia e la grande realtà di Venezia, è perfettamente riuscita. Sicuramente proseguiremo questa positiva esperienza”, ha sottolineato Fernando Tomasello vicepresidente di Unpli.
I Carnevali della tradizione si inseriscono nella complessiva opera di recupero, tutela e valorizzazione del patrimonio immateriale culturale avviata da tempo dell’Unione Nazionale delle Pro Loco: un’attività riconosciuta dall’UNESCO presso cui l’Unpli è accreditata.