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La manifestazione organizzata dalla Pro Loco Salzano è arrivata alla 30° edizione, unica in provincia e rara in tutta Italia, è basata sulla ricostruzione storica della tradizione popolare paesana, che ha segnato tra il 1870 e il 1950, un momento importante della crescita sociale ed economica del territorio salzanese.

La manifestazione, unica in provincia e rara in tutta Italia, è basata sulla ricostruzione storica della tradizione popolare paesana, che ha segnato tra il 1870 e il 1950, un momento importante della crescita sociale ed economica del territorio salzanese. Ciò grazie alla presenza di uno dei primi insediamenti produttivi della zona (la Filanda Romanin- Jacur), che trasformò profondamente la società rurale basata sull’agricoltura, in una società operaia ed artigiana del primo periodo industriale. L’allevamento del baco da seta (già in essere dal 1600) fu in quegli anni una vera e propria cultura di vita locale, tuttora viva in paese per la presenza di alcune “filandere” che testimoniano la tradizione popolare di quel periodo. L’apice di questa attività si ebbe verso il 1860 quando si scelsero i bachi di qualità cinese in sostituzione di quelli di qualità giapponese decimati da una epidemia. In poco tempo il numero degli addetti impiegati nella produzione della seta fu raddoppiato, e l’attività si spostò rapidamente da una dimensione agricolo-artigianale ad una di importanza industriale. A Salzano, nel 1870, sotto la spinta dell’Ingegner Leone Iachia Romanin-Jacur (1847- 1928) e del nonno Moisè Vita Jacur (1797-1877), nonché del ruolo importantissimo di Don Giuseppe Sarto, futuro Santo Papa Pio X (1835-1914), a quel tempo parroco di Salzano (tra il 1867 e il 1875), cominciò la progettazione e la realizzazione della Filanda Romanin-Jacur. La costruzione venne portata a termine tra il 1871 ed il1872, funzionava a caldaie a vapore ed era tecnologicamente all’avanguardia, disponeva di 104 fornelli e 52 sbattitrici ed era l’unica che funzionava a carbon fossile. Fu inaugurata il 26 settembre 1872 dopo meno di un anno e mezzo dall’inizio dei lavori di costruzione. In breve tempo raggiunse una produzione di assoluto rilievo impiegando fino a 240-250 persone, soprattutto donne. Grazie a questo, Salzano risentì solo marginalmente del problema dell’emigrazione e soprattutto contribuì a far acquistare alle donne un nuovo ruolo attivo nella società salzanese. 

Negli anni di maggior fulgore, la Filanda di Salzano arrivò a produrre quasi un terzo di tutta la seta della provincia di Venezia e il quantitativo di bozzoli prodotti raggiunse i 15.000 chilogrammi verso il 1927. 

Successivamente, a causa della guerra, delle persecuzioni naziste e delle leggi razziali, cominciò il lento declino che, dopo 80 anni di attività, portò alla chiusura di questa industria nel 1951.

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