Il 19 marzo, a partire dalle ore 17:00, insieme al consolidato “callarèun grènn” (il grande calderone) organizzato dall’Arci in piazza Castello, saranno allestiti i tradizionali “callarèun”, a cura dell’Associazione Rise Up, in collaborazione con la Pro Loco di Sannicandro di Bari, Progetto Città e i Cittadini Residenti. L’evento avrà luogo nella magica atmosfera di Piazza Caduti XXVI Giugno (Chiesa dello Spirito Santo) e nell’altrettanto accogliente Piazza Carmine (Vecchia Chiesa della Madonna del Carmine). La serata sarà animata da musica, giocoleria di strada, cortei, spettacoli danzanti e rappresentazioni storiche. Presso i “callarèun”, allestiti nelle tre grandi piazze, saranno distribuiti gratuitamente fave e ceci a volontà, in devozione del Santo Patrono del Paese, infarciti di foglie di alloro e cotti nelle antiche ed enormi caldaie, i “Callarèun” appunto. Sarà possibile degustare altri prodotti tipici locali (popizze, “i gnagnaul” o cicerchie), a recuperare un antichissimo motto popolare, in voga nei Paesi contigui a Sannicandro di Bari, che definiva i Sannicandresi “Mangiagnagnaul”. Il tutto sarà innaffiato dall’ottimo vino primitivo nostrano, ottenuto nelle terre fertilissime delle contrade agresti di “Monte” e “Madonna di Torre”. Presso il punto di Informazioni e Accoglienza Turistica IAT, all’interno del Castello Normanno-Svevo, la Pro Loco e l’Associazione Stupor Apuliae, effettueranno visite guidate al Maniero. L’intero evento rievoca l’antica tradizione dei “Callaréun” e dei grandi falò di primavera. Quando, in approccio alla nuova annata, si consumava tutto ciò che faceva parte dell’annata agricola precedente per propiziare dal Cielo l’avvento del nuovo. Così occorreva privarsi dei legumi, ancora conservati in casa, cuocendoli nei grandi “Callarèun” e, per l’occasione, le nostre Antenate ne approfittavano per distribuirli ai vicini, nelle feste di aggregazione rionale intorno al fuoco, cementando così i rapporti tra i Sannicandresi, in una grande festa comunitaria, protetta e devotamente dedicata al Patrono San Giuseppe, “il Cielo”. Gli stessi “Falò” o, nel termine più proprio, “Fanove” di primavera, ribadiscono tali significati, bruciare legna e sarmenti dell’annata agricola precedente nella lettura propiziatoria di una nuova annata abbondante e ricca di aspettative per l’intero mondo contadino, G. B. Bronzini docet. Da qualche decennio la tradizione si è arricchita della distribuzione gratuita delle cosiddette pagnotte di San Giuseppe, che è realizzata dalla Associazione degli Artigiani, nell’intento precipuo di dare onore e titolo al Patrono. La devozione avverrà, nella stessa serata, all’interno dei locali della Chiesa Madre. Dunque sabato 19 marzo, dal primo pomeriggio, diventa importante fare un salto a Sannicandro di Bari, “dove la Vita é Folklore e l’Ospitalità Sacra”.
I calderoni di S. Giuseppe
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